- Dettagli
- Scritto da Joomla
CHIESA PARROCCHIALE DEDICATA A MARIA IMMACOLATA
Allo scadere di ogni anno, in dicembre, si riuniva a Montichiari l'assemblea dei capi delle famiglie originarie per eleggere i Reggenti della Comunità per l'anno successivo (i Consiglieri, i Consoli, i Ragionati, il Cancelliere, il Sindaco o procuratore, il Massaro) e per prendere le decisioni di maggiore rilievo. Era chiamata la "Vicinia" perché formata dal "vicini" cioè da coloro che da tempi remoti avevano vicinanza di abitazione e comunanza di interessi da difendere e da promuovere. All'amministrazione ordinaria, durante l'anno, provvedevano i 24 Consiglieri, scelti dalla Vicinia: metà tra gli abitanti del Borgo di Sotto e l'altra metà tra quelli del Borgo di Sopra. In gennaio, prima di iniziare il loro mandato, i Reggenti si portavano in chiesa per chiedere luce a Dio. Nella casa della Cancelleria prestavano quindi il giuramento prescritto dalle "Previsioni" ossia dagli Statuti che regolavano la vita del paese, ispirati da antiche consuetudini locali che il dominio veneto (14271796) aveva riconosciuto e rispettato. E, prima di procedere alla nomina delle "cariche" annuali., ossia dei deputati per i vari settori (per il quieto vivere, per le strade, per i ponti del Chiese, per le Seriole, ecc.) immancabilmente la prima decisione era che secondo il so/lite di questo Comune sia fatta celebrare a spese ciel medesimo una Messa solenne alla B.V.M. di Loreto nella Santa Casa, acciò si degni patrocinar questo Publico [i Reggenti] e di raccomandar il Medesimo all' Unigenito Ch Lei figliolo, acciòò sia quello che assista ne urgenti bisogni. Quando e perché sia stata introdotta questa consuetudine, che trovo praticata durante tutto il 1600 e 1700, non mi è ancora noto. Sta di fatto che il culto della B.V. di Loreto era diffuso nei due Borghi e tenuto vivo dalle sue immagini, come quella affrescata sulla porta della mia casa natale (cfr. Mons. Chiarini)in via Broli. Non fa perciò meraviglia se gli abitanti di Borgosotto, quando sentirono il bisogno (li avere una propria chiesa, pensarono di dedicarla alla B.V.M. di Loreto. Parlando di Borgosotto facciamo riferimento solo all'agglomerato di case situato tra la collina di S. Pancrazio e il fiume Chiese e a un certo numero di cascine oltre il fiume. Mentre per la Vicinia il Borgo di Sotto abbracciava allora tutto il territorio che sta a mezzodì della strada Brescia-Mantova e comprendeva perciò anche i Novagli, i Boschetti, i Trivellini, Bredazzane, S. Giustina e Rò. Per Borgosotto il desiderio di avere una chiesa propria nasceva — dalla scomodità di accesso alla pieve di S. Pancrazio, a cui si ascendeva per viuzze erte e disagiate —, dalla distanza dalla chiesa che fungeva da parrocchiale, S. Maria Maggiore, a nord-est della Piazza, dove ora sorge la grandiosa basilica dell'Assunta; e... da un pizzico di campanilismo nel confronti del Borgo di Sopra che di chiese ne aveva ben quattro: la ricordata S. Maria, S. Pietro, S. Rocco (poi trasformata in ospedale) e la Madonna del. Suffragio. Furono dunque gli abitanti di Borgosotto a decidere l'erezione della loro chiesa e non la Comunità che, secondo qualcuno, avrebbe scelto in quell'occasione la B.V.M. di Loreto come compatrona del paese. Lo comprova il fatto che già cia lungo tempo il Consiglio era solito mandare l'elemosina di dieci ducati per fai-cantare la Messa nella Santa Casa dl Loreto e ha continuato a mandarla anche dopo la costruzione della chiesa di Borgosotto. Lo conferma inoltre il bellissimo distico latino timidamente scolpito sul margine inferiore cieli 'architrave del solenne portale di ingresso: QUAM MODO DEIPARAE SURGENTEM CONSPICIS AEDEM IN COLUMEN VICUS CONDIT ISTE SUUM Che significa: "La casa della Madre di Dio che ora qui vedi sorgere l'ha edificata questo Borgo per sua protezione". Il desiderio di una chiesa propria gli abitanti di Borgosotto lo coltivavano nell'animo già da tempo, come risulta chiaramente dal testamento (21 marzo 1711) del rev. Ubaldo dei nobili Malvezzi. il cui corpo con quello delle due sorelle è sepolto in S. Pancrazio (lavanti all'altare cii S. Gaetano. In esso egli ordina ai suoi eredi di fargli celebrare in perpetuo una Messa quotidiana all'altare cii S. Gaetano, ma subito aggiunge: Se il caso accadesse, che ,tosse cda Superiori permesso alli abitanti di questo Borgo chiamato di Sotto. il potei errigere una chiesa dedicata alla R.V. di Loreto. in tal caso solo voglio e comando che restino escorporati t'eludi trecento dal capitale d'essa Messa e li Iacdesimi impiegati in errigere tal Chiesa, e del restante capitale mi siano con il frirtto_f[111e celebrare in detta Chiesa tante Messe e non pili giò all'altare dì S. Gaetano. (I Malvezzi abitavano in via Alta dove fu più tardi la Pretura). La chiesa prese il via nel 1713 con la concessione del Comune e l'autorizzazione del Vescovo (4 marzo 1713). cui fu presentato il disegno della pianta. elle ancora si conserva nel suo archivio. Esso prevedeva, oltre l'altare maggiore anche due cappelle laterali, che non furono mai costruite, come non furono attuate le due nicchie previste in facciata ai lati della finestra. Per ottenere il consenso del Vescovo fu necessario anche garantire la "dote" della chiesa, cioè cinque scudi ogni anno per la sua manutenzione. Per essa firmarono con giuramento 35 possidenti della zona il 2 marzo 1713. — La chiesa però Cu benedetta solo alla fine del 1720, come consta dai Registri del Comune. L'abate Francesco Fracassino nella relazione della parrocchia per la visita pastorale del Vescovo Gianfranco Barbarigo, il 23 aprile 1722, la presenta come "oratorium cle uovo constriictum2", nel quale già si celebrano le 246 Messe annuali del legato Malvezzi. Il 7 febbraio 1 725 gli abitanti, riuniti nella chiesa col permesso del Capitano di Brescia, eleggono tre Deputati "vitalizi" che abbiano cl ricevere l'elemosina (li qualsiasi sorla e natura per stabelir et peri etionar la Chiesa e a rescoder qualsiasi legato. Il vaso della Chiesa viene ultimato e al legato Malvezzi si aggiungono presto altri lasciti per Messe (Redolti. Trota, Lanfranchi. Erculiani, Fanelli, Mor), così da occupare tre cappellani per la loro celebrazione quotidiana. Nel 1744 si decide di eleggere i Deputati di (inno in anno per un anno solamente, aggiungendovi però un tesoriere e un cancelliere senza scadenza fissa: il cancelliere sarà fino al 1790 Giov. Battista Lanfranchi, sacerdote e notaio. — L'assemblea annuale per l'elezione si tiene in chiesa la terza domenica di quaresima dopo la Messa, previo avviso cii casa in casa da parte del sacrestano e il suono della campana. Era una piccola campana collocata in un arco al di sopra dei tetti, sostituita presto con una in grado di far sentire il suo suono più lontano. Il campanile Fu innalzato più tardi negli anni 1773-76 su disegno del capomastro Carlo Michcli che a Montichiari aveva già lavorato nella chiesa di S. Pietro e alla parrocchiale, cimentandosi anche nel concorso per la cupola. Per parecchi anni la chiesa conservò l'altare maggiore originario: cioè una mensa in mattoni ornata davanti con un paliotto in legno e sovrastata da una pala, che poteva essere un quadro o una statua. Non saprei a quale anno far risalire la statua in legno della Madonna di Loreto che ancora si conserva. Ma nel 1749 si presentò l'occasione di acquistare dalla Confraternita del SS. Sacramento il bellissimo altare a rimesso di marmi policromi, ch'essa aveva dovuto rimuovere dalla vecchia parrocchiale, demolita nel 1743, e non intendeva più collocarlo nella nuova, poiché, per quanto bello, non si adattava alla grandiosità del nuovo edificio. È opera squisita di Pietro Bonbastoni di Rezzato, da lui ultimata con il gradino superiore, il tabernacolo e i cherubini nel 1683. — Nel secolo scorso questo altare fu ingegnosamente incastonato in un'architettura neoclassica, dovuta probabilmente all'arch. Rodolfo Vantini, operante in Montichiari e amico di casa Monti. Nella relazione per la visita pastorale del 1792 l'abate Francesco Nassini parla di un altare laterale dedicato a DNIC (al Signor Nostro Gesù Cristo), che il cronista della visita di mons. Gabrio Maria Nava definisce "della coronazione". Di questo altare che non ebbe mai una cappella, ma solo una mensa, faceva parte il pregevole quadro ancora conservato nell'arcone di sinistra che rappresenta il "Cristo schernito" dai soldati, esattamente come ci è descritto dai Vangeli: (logo averlo flagellato, i soldati intrecciarono una corona di spine e gliela conficcarono sul capo, lo rivestirono ili fora clamide purpurea e gli posero una canna nella destra, e inginocchiandosi davanti u lui lo schernivano dicenso: Salve, Re del Giu(lei! - e lo percuotevano. Si discute se questa tela debba essere attribuita a un Pietro Marone maturo o, meglio, a Leandro da Ponte eli Bassano (fine del 1500), cui appartiene tutto un ciclo di quadri sulla Passione. Si può discutere anche se si tratti di invenzione originale dell'artista, o di una copia dovuta al medesimo (come si usava in quel tempo), poiché la scena è ripetuta in un quadro dei Musei Civici di Milano e in uno del museo di Boston. Il giovane personaggio ritratto sulla destra, che non fa parte della scena, e lo stemma posto in alto indicano la provenienza eia una casa gentilizia, molto probabilmente quella dei Guerrini, allora presente in Borgosotto.per l'abbandono e soprattutto per le guerre. Più volte restaurata, lo fu in forma più vistosa, tanto da riuscire trasformata. all'inizio del sec. XVII, quando fu coperta con una volta di graticci e dotata di una pala. Al principio del sec. XIX, al tempo delle soppressioni, venne requisita dal Demanio, ma era orinai di nuovo in rovina: il tetto era caduto e il campaniletto infranto. Fu pertanto venduta nel 1830 a Bortolo Este, che con l'aggiunta di portici la trasformò in cascina (ora cascina Rocco). Frattanto il quadro della pala, datato MDCXVII, era rimasto nella chiesa di Borgosotto, a formare il terzo altare, ultimo ricordo della chiesa di S. Zeno. Esso rappresenta S. Zeno, VIII vescovo di Verona, con i paludamenti pontificali e il simbolico pesce che penzola dal pastorale; assieme a Lui S. Bernardo da Mentone (Aosta), fondatore dei celebri Ospizi del Grande e Piccolo S. Bernardo, che tiene il demonio incatenato. Entrambi i Santi sono venerati come protettori contro le inclemenze del tempo. Purtroppo il quadro è stato così alterato cla restauratori maldestri da renderne difficile l'attribuzione. Fu comunque commissionato da Monteclarensi per la chiesa di S. Zeno, come dimostrano le figurette di Santi che ornano lo stolone del piviale di S. Zeno, tra cui S. Pancrazio. Quando nella chiesa di Borgosotto l'altare fu abolito, intorno al 1960, il quadro di S. Zeno per ragioni di dimensioni e di simmetria cedette il posto a quello della Madonna di Caravaggio e si rifugiò sopra la bussola della porta. Il quadro della Madonna di Caravaggio proveniva dalla chiesa del Suffragio ridotta a magazzino in occasione della guerra 1915-18. Esso era la pala di un bel altare marmoreo con colonne, situato sul fianco di sinistra di detta chiesa, e fu venduto perché irngombrante, dal Demanio nel 1930 agli abitanti di Sedena (Lonato), elle stavano in quel tempo costruendo la loro nuova chiesa. Destinato ad esser l'altare maggiore (e lo meritava) è finito invece sul lato di sinistra per accontentare l'offerente dell'attuale altare maggiore di stile moderno. In un diario di sacrestia (1874-75) della chiesa parrocchiale si trova notizia di un terzo altare collocato di fronte sulla destra. E detto infatti che il secondo giorno delle Rogazioni la processione partì dalla chiesa di Borgosotto dopo che era stata celebrata la Messa all'altare di S. Zeno. La parola "rogazioni" allude alle suppliche titaniche ch'erano rivolte a Dio per intercessione dei Santi durante le processioni che si svolgevano nelle varie zone della campagna nei giorni precedenti la festa dell'Ascensione del Signore. Una di queste processioni aveva anticamente per meta la chiesetta di S. Zeno, situata sul colle omonimo. Tale chiesetta esisteva già nel sec. XII. Fu spesso in condizioni disastrose per l'abbandono e soprattutto per le guerre. Più volte restaurata, lo fu in forma più vistosa, tanto da riuscire trasformata, all'inizio del sec. XVII, quando fu coperta con una volta di graticci e dotata di una pala. Al principio del sec. XIX, al tempo delle soppressioni, venne requisita dal Demanio, ma era orinai di nuovo in rovina: il tetto era caduto e il campaniletto infranto. Fu pertanto venduta nel 1830 a Bortolo Este, che con l'aggiunta di portici la trasformò in cascina (ora cascina Rocco). Frattanto il quadro della pala, datato MDCXVII, era rimasto nella chiesa di Borgosotto, a formare il terzo altare, ultimo ricordo della chiesa di S. Zero. Esso rappresenta S. Zero, VIII vescovo di Verona, con i paludamenti pontificali e il simbolico pesce che penzola dal pastorale; assieme a Lui S. Bernardo da Mentone (Aosta), fondatore dei celebri Ospizi del Grande e Piccolo S. Bernardo, che tiene il demonio incatenato. Entrambi i Santi sono venerati come protettori contro le inclemenze del tempo. Purtroppo il quadro è stato così alterato cla restauratori maldestri da renderne difficile l'attribuzione. Fu comunque commissionato da Monteclarensi per la chiesa di S. Zeno, come dimostrano le figurette di Santi che ornano lo stolone del piviale di S. Zeno, tra cui S. Pancrazio. Quando nella chiesa di Borgosotto l'altare fu abolito, intorno al 1960, il quadro di S. Zeno per ragioni cii dimensioni e di simmetria cedette il posto a quello della Madonna di Caravaggio e si rifugiò sopra la bussola della porta. Il quadro della Madonna di Caravaggio proveniva dalla chiesa del Suffragio ridotta a magazzino in occasione della guerra 1915-18. Esso era la pala di Lui bel altare marmoreo con colonne, situato sul fianco di sinistra di (letta chiesa, e fu venduto perché imgombrante. dal Demanio nel 1930 agli abitanti di Sedena (Lonato), che stavano in quel tempo costruendo la loro nuova chiesa. Destinato ad esser l'altare maggiore (e lo meritava) è finito invece sul lato di sinistra per accontentare l'offerente dell'attuale altare maggiore di stile moderno. Al posto di questi altari ingombranti, adattati negli arconi laterali della chiesa, ed ora opportunamente sostituiti dai confessionari, avrebbe dovuto essere realizzato un vero altare con cappella in seguito al testamento (21 marzo 1748) del notaio Giacomo Rovetta il quale destinava parte dei suoi beni per l'erezione eli due altari: uno nella frazione Chiarini, dedicato a S. Antonio di Padova e uno in Borgosotto, con una pala raffigurante la B.V. di Loreto, verso la quale si sentiva molto riconoscente, e i Santi Antonio. Francesco e Francesca. a ricordo suo. di sua moglie Francesca e del cognato Francesco Longhena. A ciascuno di questi due altari veniva assicurato un capitale per la celebrazione in perpetuo cli una Messa quotidiana. Ma mentre ho trovato che nei Chiarini 103 è stata puntualmente eseguita la volontà del testatore, non mi è riuscito invece di reperire alcun indizio in Borgosotto. Eppure dovrebbe figurare tra i numerosi lasciti lungo il 1700. Malauguratamente nel secolo successivo, per l'obbligo ingiunto di investire i capitali delle Pie Opere in buoni fruttiferi dello Stato e per la concomitante svalutazione degli stessi, tutti i lasciti svanirono, per cui la chiesa di Borgosotto si ridusse a non poter più mantenere un cappellano proprio e ad accontentarsi della frettolosa messa festiva che veniva a celebrare un Curato della parrocchiale. Questo ha fatto sì che il Borgo restasse anche assente alla iniziative pastorali del centro, quasi emarginato. A questa incresciosa situazione si pose rimedio nel 1969 con la erezione della parrocchia autonoma di Borgosotto, e il suo affidamento alla responsabilità di un sacerdote residente. La nuova parrocchia venne dedicata a Maria Ilnnlacolata, cambiando il titolo originario della chiesa. Innegabili sono i benefici spirituali derivati da questo provvedimento e ne sono segno esteriore la cura più diligente della chiesa, il sorgere degli ambienti per l'attività parrocchiale, il rifiorire delle istituzioni e della vita cristiana. Tra tante cose buone allo storico resta però il rimpianto di quella effigie della B.V.M. di Loreto, che non manca di una sua bellezza ed è finita, quasi dimenticata, nella sacrestia. Forse per rivalutarla bisognorebbe scoprire il significato ch'essa aveva per Borgosotto e per tutto il paese, che non era certo quello aggiuntole di protettrice degli aviatori. — Questo non toglie che la Madonna, anche se onorata con un altro dei suoi titoli e raffigurata in modo diverso, resti sempre la Madre buona che ascolta le nostre preghiere e ci raccomanda al suo divin figlio.
- Dettagli
- Scritto da administrator
- Dettagli
- Scritto da administrator